I rifiuti speciali: cosa sono
Con “rifiuti speciali” si intendono i rifiuti provenienti da attività:
• industriali
• artigianali
• commerciali
• sanitarie
• agricole
• di costruzione o demolizione
• di trattamento e depurazione acque
ma anche i rifiuti quali macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti, i veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti, etc.
Sono differenti dai rifiuti urbani in quanto non vengono gestiti dalla pubblica amministrazione, ma vengono gestiti e smaltiti in forma privata dal produttore che si affida, in autonomia, ad una società di trasporto e smaltimento per la corretta gestione.
Tutti i rifiuti speciali sono pericolosi?
Non tutti i rifiuti speciali sono pericolosi. Spesso, per conoscere la pericolosità o meno di un rifiuto speciale si rende necessario effettuare un’analisi di laboratorio specifica. Altre volte, invece, è sufficiente conoscere il ciclo produttivo del rifiuto per constatarne la non pericolosità.
I rifiuti speciali pericolosi sono quei rifiuti generati dalle attività produttive che contengono al loro interno un’elevata dose di sostanze inquinanti. Per questo motivo occorre renderli innocui, cioè trattarli in modo da ridurne drasticamente la pericolosità. Nella normativa precedente, rispetto a quella vigente attualmente, tali rifiuti erano definiti come rifiuti tossico nocivi.
Alcuni esempi di rifiuti speciali pericolosi:
• Rifiuti da raffinazione del petrolio
• Rifiuti da processi chimici
• Rifiuti dell’industria fotografica
• Rifiuti dell’industria metallurgica
• Oli minerali esausti
• Solventi
• Rifiuti derivanti dalla produzione conciaria e tessile
I rifiuti speciali non pericolosi invece hanno contenuti nulli o minimali di sostanze inquinanti che consentono trattamenti differenti rispetto ai rifiuti pericolosi.
Alcune esempi di rifiuti speciali non pericolosi:
• Imballaggi in cartone
• Imballaggi in plastica
• Pallets
• Materiale ferroso
• Mattonelle e ceramiche
• Mattoni